Topanga and the movie life
Los Angeles, la città, quella fatta di grattacieli e di luci che si perdono all’orizzonte, ancora ci aspetta e noi, pian piano, torniamo da lei.
È solo aprile, è pomeriggio, ma il sole a metà altezza
ancora scotta come fosse luglio inoltrato.
La capote della nostra fiammante cabriolet sarebbe
necessaria, ma noi siamo in un film e la lasciamo abbassata. Mi ritroverò
presto scottature su tutto il collo e un nuovo neo dietro l’orecchio sinistro.
Abbandoniamo Malibu e svoltiamo a sinistra appena leggiamo
l’indicazione per Topanga. Molti penseranno subito alla protagonista di “Crescere,
che fatica!”, la sit-com americana anni 90, ma la Topanga di cui si parla è
un’area molto estesa fuori Los Angeles, comprendente anche un parco nazionale.
La mitica Topanga in "Crescere che fatica!"
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Ogni volta che si presenta una salita, dai sedili posteriori
si alza un sussulto. Il rombo della Camaro quando scala di marcia spaventa mia
sorella. Ci fermiamo qualche minuto per scattare delle fotografie. Il pensiero
costante è rivolto a quando potrà ricapitarci di essere là, a quelle
condizioni, in quella fantasia.
Troviamo una piazzola di sosta. La solita piazzola sabbiosa,
posizionata a margine di una curva e a ridosso di uno strapiombo. Solo una
staccionata a proteggere dalle cadute. Quella piazzola diventa immediatamente
un set fotografico e quella che doveva essere una breve sosta diventa il nostro
pomeriggio californiano. “Corri! È partita” – urliamo io e Alessandro a Giulia
che ha appena posizionato la macchina fotografica su un costosissimo rombante
sostegno di colore rosso. Giulia non ce la farà. La staccionata era troppo alta
rispetto a come ce l’aspettavamo e salirci su è stata un’impresa notevole.
L’autoscatto scatterà a vuoto un bel po’ di volte ancora.
Ho come l’impressione che negli U.S.A. sia tutto volutamente
più grande rispetto al resto del mondo.
La nostra direzione, però, è un’altra. Si trova sulle Hills
di Los Angeles e dobbiamo sbrigarci, ci sta aspettando per il tramonto.
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